Cosa fa lo psicologo, e quali siano i suoi compiti, me lo chiedono in molti. C’è infatti molta confusione su quali siano le specificità delle professioni che si occupano di benessere e salute mentale.
La prima idea fuorviante, e ancora molto diffusa, sui compiti dello psicologo, è che lo psicologo sia il “medico dei pazzi”. Tralascio qui la discussione sulla terminologia poco corretta e mi soffermo solo sulla erronea credenza. Ebbene, in relatà noi psicologi non ci occupiamo solo di persone “sintomatiche”, cioè di persone che per qualche motivo provano sofferenza o angoscia che esprimono in un sintomo; molto del nostro lavoro infatti è invece orientato alla promozione della salute e del benessere, seguendo le indicazioni dell’OMS (organizzazione Mondiale della Sanità) che definiscono la salute come uno stato di benessere fisico, psichico e sociale, ci occupiamo di promuovere comportamenti e abitudini salubri.
7 STRANE IDEE SU COSA FA LO PSICOLOGO
I preconcetti legati alla nostra professione sono molti e contribuiscono a creare disinformazione e a precludere a molte persone l’accesso a servizi che permettono un miglioramento della qualità della vita e che, ribadisco noiosamente, non sono solo deputati alla cura.
Con lo scopo di sfatare qualche mito e di confutare alcune idee, condivido con voi le 7 idee più strane( e disfunzionali) sulla nostra professione che ogni psicologo si è sentito dire almeno una volta durante la propria carriera e alle quali magari anche voi avete pensato qualche volta.
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Se vado dallo psicologo sono malato/ tutti penseranno che sono pazzo:
Chi si rivolge ad uno psicologo può farlo per superare momenti di angoscia o per capire meglio alcuni aspetti di sè o magari semplicemente per raggiungere un maggiore benessere. Lo psicologo può essere di supporto non solo in situazioni di disagio persistenti ma anche transitorie come difficoltà relazionali o eventi di vita stressanti. Non sempre, quindi, la richiesta di supporto è connessa a disagi pervasivi, molto più spesso sono momenti transitori che, se adeguatamente affrontati, possono trasformarsi in risorsa.
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Ci vuole troppo tempo:
La durata di un percorso è sempre concordata.
Esistono molti approcci che fanno dell’intervento breve e mirato il loro punto di forza e che sono molto efficaci. Il pregiudizio sulla durata di una terapia è legato spesso ad una aspettativa magica che risponde alla logica del “tutto e subito”, è chiaro che questo non è sempre possibile… e imparare ad aspettare, anche attraverso i tempi che un percorso impone, determina già un apprendimento e una crescita importanti.
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Costa troppo: il costo non è quasi mai un limite oggettivo. Puoi rivolgerti a una struttura pubblica, a studi privati con prezzi calmierati o convenzionati con Enti Pubblici.
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Non ho bisogno d’aiuto (alias: ce la faccio da solo):
Ne sono certa.
Sono certa che ce l’hai fatta da solo o da sola molte volte, e che ce la farai da sola/o molte altre.
E sono certa, che se quella data angoscia o quel pensiero non ti riguardasse così da vicino ne saresti già venuta a capo. Questo perchè quando guardiamo le cose dall’esterno, con meno coinvolgimento, è più facile ripescare tutte le risorse per affrontarle e risolverle; ed è proprio un punto di vista esterno e competente che può permetterti di recuperare le risorse necessarie a superare le sfide che oggi ti sembrano insormontabili. Inoltre, riconoscere i propri limiti, chiedere aiuto e, soprattutto, lasciarsi aiutare, non è un’ammissione di debolezza ma un’espressione della propria capacità di aver cura di sè e in ogni caso il cambiamento che raggiungerai sarà merito tuo…
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Non ho bisogno di parlare con uno psicologo, posso farlo con un amico… e gratis:
Certo puoi parlare con un amico ma i due tipi di relazione non sono equiparabili.
In primo luogo perchè supportare le persone è il nostro lavoro e, inoltre per ottenere dei cambiamenti significativi è importante che l’altro (il professionista in questo caso) sia sempre in una posizione di oggettività, un’oggettività empatica, che però funga da specchio: devi poter vedere la tua immagine così com’è, per poter effettuare i cambiamenti che desideri senza l’eco di pregiudizi e preconcetti. Questo è possibile perchè non c’è un coinvolgimento “affettivo/personale” con il paziente e perchè in quel momento si è lì per quel paziente e il paziente è lì per se stesso.
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Ho paura di essere manipolato:
il nostro codice deontologico è chiaro e con l’articolo 4 ci ricorda che : “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.”
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Chi nasce tondo non muore quadrato… la versione popolare di “sono fatto così”:
noi cambiamo continuamente, ma soprattutto abbiamo il potere di cambiare e regolare le nostre reazioni e i nostri comportamenti, soprattutto quando ci causano sofferenza. Per farlo è necessario lavorare su se stessi, ovviamente con l’aiuto di un professionista.
COSA FA LO PSICOLOGO: RISPOSTE

L’art. 1 della Legge 56/89 definisce:
“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”
Voglio partire proprio dalla definizione con la quale la Legge Italiana sancisce la nostra professione perchè sottolinea la dimensione salutogenica oltre che di cura. La psicopatologia è sicuramente un nostro ambito di intervento ma non è l’unico. La promozine della salute, della consapevolezza emotiva, la promozione di comportamenti e abitudini salubri, la gestione e riduzione dello stress sono tutti ambiti di pertinenza della professione “psicologo” che è chiamato ad intervenire in tutte quelle situaizoni (personali, relazionali, lavorative) che procurano disagio e sofferenza, nei quali la persona non si sente pienamente in armonia, o nei quali semplicemente desidera essere ancora più funzionale e competente. L’obiettivo è favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà o in processi di empowerment.
Vi invito a commentare, domandare, offrire spunti di riflessione critica.
Vi lascio con una citazione di Voltaire:
““Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute”
