
Uno dei crucci principali per le persone che vorrebbero avere un supporto psicologico è l’idea che una psicoterapia debba per forza durare anni.
E’ un retaggio che la nostra professione si trascina dall’identificazione che molti fanno tra la psicoterapia e l’approccio psicoanalitico più “old school”. In realtà quest’ultimo è solo uno degli approcci possibili tra le psicoterapie e non coincide con essa.
Quanto dura una psicoterapia? è una delle domande che mi viene posta più spesso… mi sento sempre di rinfrancare i pazienti o i semplici curiosi: fortunatamente oggi esistono diverse terapie definite “brevi” che grazie al loro focus non necessitano di anni di lavoro e che permettono di raggiungere l’equilibrio desiderato in quell’aspetto per cui si è chiesto il supporto di un professionista.
L’approccio neo-ericksoniano ne è un esempio. La focalizzazione sugli obiettivi della persona, l’attenzione sul qui e dopo piuttosto che su ciò che è stato, consentono di far recuperare le risorse necessarie a superare l’impasse che genera sofferenza favorendo, in breve tempo, la realizzazione di quel cambiamento desiderato ma non ancora raggiunto. E’ un lavoro centrato sugli obiettivi che rispetta i tempi e le necessità della persona, posta sempre al centro di tutto il processo terapeutico e considerata parte attiva di esso.
Tutto l’insieme delle “brief therapy” risponde sicuramente alle necessità odierne e ben si connette alla velocità della nostra società; pur senza minimizzazioni o riduzioni semplicistiche dei “problemi” ai quali rispondono, esse si concentrano su obiettivi e soluzioni.
UN SOLO INCONTRO: TERAPIA A SEDUTA SINGOLA ANCHE A MILANO
Finalmente è possibile usufruire di questa possibilità anche a Milano.
Questo weekend infatti ho partecipato al workshop di TSS (Terapia a Seduta Singola), un approccio che oggi si sta diffondendo e facendo largo anche in Italia pur affondando le sue radici realtà in tempi più lontani.
Il workshop è stato condotto da Michael Hoyt, uno dei fondatori della SST (Single Session Therapy) e da Flavio Cannistrà e Federico Piccirilli, due illuminati colleghi che hanno introdotto il modello italiano, appunto la TSS.
L’approccio della Single Session Therapy nasce ufficialmente negli anni 90 quando tre ricercatori Hoyt, Rosembaum e Talmon, propongono a 60 persone una singola sessione di terapia che si dimostra efficace ( e sufficiente) per un buon numero di partecipanti alla ricerca.
Fare un’unica sessione non è un obbligo, è un’opportunità. E’ sempre possibile rivedersi fissare altri appuntamenti qualora si senta la necessità di lavorare su altri obiettivi.
L’efficacia dimostrata di questo approccio ci dice che è possibile essere aiutati anche in un singolo incontro, facendo leva sulle risorse e sugli obiettivi della persona e sfruttando l’alleanza terapeutica ( o rapport come direbbe Erickson) che permette a terapeuta e paziente di scegliere insieme quale modalità e quali tempi siano più idonei.
Come ogni approccio la TSS può funzionare con molti ma non per forza con tutti, credo che molto importanti in questo senso siano le aspettative e gli schemi mentali del paziente e del terapeuta.
Io la considero una grande opportunità, da oggi è quindi possibile prenotare presso il mio studio anche Sedute Singole…
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